Auschwitz è un simbolo potente, come afferma Piotr Cywiński, direttore del Memoriale e Museo di Auschwitz-Birkenau, nel suo libro Non c’è una fine. Trasmettere la memoria di Auschwitz. Ogni anno viene visitato da più di un milione di visitatori, decine di migliaia dei quali provengono dall’Italia. C’è un’intera generazione ormai figlia del profondo significato che quel luogo ha assunto nel nostro tempo, figlia dei viaggi della memoria. Che cosa cercano quei ragazzi ad Auschwitz, che cosa cerchiamo tutti noi? Che storia ci racconta? Settant’anni dopo la fine della guerra, Auschwitz ormai parla ai nipoti e ai bisnipoti di chi visse quell’immane tragedia, di chi la vide o non la volle vedere, di chi la mise in atto. Ed è diventata anche un simbolo, il luogo dove si cristallizzano le domande irrisolte che la Shoah porta con sé, come ricorda in un recente scritto, Francesco M. Cataluccio.

Il dibattito mai risolto su quale tipo di memoria conservare, come farlo, in nome di chi e a quale scopo, chiama in causa direttamente Auschwitz. Appare necessario individuare strategie efficaci per garantire il passaggio dalla memoria dei testimoni alla “memoria culturale” che dovrà continuare a essere conservata e trasmessa, “imparando il sentimento dell’empatia” suggerisce Ágnes Heller. Questo riguarda sopratutto l’immaginario di giovani che non hanno vissuto l’evento in prima persona e che, pertanto, ne possiedono un ricordo interamente mediato e dei docenti chiamati ad accompagnarli in tale percorso.

La responsabilità della trasmissione del messaggio di Auschwitz al mondo è enorme e va pensata con cura, perché Auschwitz come abbiamo visto è molte cose, non una sola, e non appartiene solo a qualcuno, ma all’umanità intera. Non è solo lo sterminio sistematico degli ebrei d’Europa, non è solo l’attuazione di un’aberrante teoria razzista: Auschwitz ormai trascende la sua storia e parla direttamente a noi, ora e qui, proprio nel mondo in cui viviamo, perché in quel luogo, come scrive ancora Cywiński, “l’Europa perse sé stessa”.

Gabriele Nissim, nel suo ultimo libro Auschwitz non finisce mai, ricorda che lo studio e la memoria della Shoah sono una lente di ingrandimento che ci permette di cogliere la genesi del male in ogni situazione e può quindi essere strumento attuale di prevenzione dell’odio e dei nuovi genocidi.

IL PROGRAMMA 

Vi proponiamo un seminario e viaggio di formazione sui luoghi della memoria, l’insegnamento della Shoah e la diffusione della memoria del bene, che si svolgerà prevalentemente in viaggio, portandoci nella città di Cracovia e in visita ai Museo Memoriale di Auschwitz-Birkenau.

Il percorso di formazione, realizzato da GariwoSpostiamo mari e monti APS nell’ambito del progetto Comunità di Memoria, rivolto a max 30 docenti del ciclo secondario, si svolgerà dal 2 al 14 ottobre, nello specifico, la sezione in viaggio a Cracovia, si svolgerà dall’ 11 al 14 ottobre 2023.

Il programma prevede:

incontro (da remoto) di introduzione alle tematiche fondamentali proposte nel percorso a cura del presidente di Gariwo Gabriele Nissim (nella settimana precedente la partenza)

visita guidata in italiano al ghetto e al quartiere ebraico di Cracovia

visita guidata in italiano al Museo Fabbrica di Schindler

visita guidata in italiano al Museo Memoriale di Auschwitz-Birkenau

lectio magistralis a cura di Francesco M. Cataluccio e Wojciech Soczewica della Fondazione Auschwitz-Birkenau, presso l’Università Jagellonica di Cracovia, a cui seguirà un momento di dibattito e restituzione dell’esperienza con i/le partecipanti

Grazie alla collaborazione con OPPI, Ente accreditato presso il M.I.U.R. con Direttiva 170/2016, il seminario è valido ai fini dell’espletamento dell’obbligo formativo. Al termine del percorso verrà rilasciata attestazione di partecipazione.

Per ulteriori informazioni e iscrizioni scrivi a info@spostiamomariemonti.it